Questo blog non vuole essere né un ricettario né una scuola di cucina virtuale. Non troverete filmati, foto sofisticate o autocelebrazioni delle proprie gesta eroiche davanti ai fornelli. Sapendo cucinare abbastanza bene e avendo avuto modo di acquisire una certa esperienza mi diverte semplicemente trasmettere qualcosa agli altri.
Troverete consigli e ricette sparsi, buttati alla rinfusa come in un cassetto di casa. A volte il bigliettino della ricetta sarà ingiallito dal tempo, a volte sarà una bozza con un’idea originale…dipende. L’attenzione sarà rivolta soprattutto alla semplicità, ma non essendo la semplicità sinonimo di spontaneità, come naturale non è sinonimo di elementare, potrebbero capitare appunti su piatti apparentemente complessi.
Come tutti i fenomeni artistici e culturali nella società dello spettacolo l’apparenza è quello che conta, una continua esaltazione di cibi e ricette trite e ritrite sono proposti e riproposti su tutti i media in modo diverso puntando all’effetto scenico, dovuto, il più delle volte, ai colori, ma la “sostanza” è sempre quella.
Cercherò di evitare questa “mistificazione” consapevole di ripetere cose ritrovabili in centinaia di blog e anche consapevole di cadere dalla padella alla brace…è proprio il caso di dirlo. Insomma, oltre ad essere cose note non ci sarà nemmeno il godimento per l’eccentricità della presentazione.
La cosa più originale, forse, saranno i commenti.
La convinzione di chi scrive, giusta o sbagliata che sia, è che il modo di nutrirsi, gli alimenti utilizzati ed anche l’estetica, e in generale tutto ciò che è cultura gastronomica o tradizione cucinaria, che comprende tecniche, metodi o regole, dipendono strettamente dal sistema sociale, economico e culturale. Direi che il modo di nutrirsi è un po’ come il modo di produzione: è determinato storicamente.
Non credo all’equazione povero=bello e non credo quindi che la cucina povera debba essere preferibile.
Non è vero che la cucina regionale, partendo dall’idea che abbia origine dalla tavola proletaria, sia la migliore.
Ma sono altrettanto convinto che molte delle innovazioni culturali introdotte nel nostro modo di nutrirsi o di stare a tavola siano soltanto, per dirla proprio chiaramente, delle stronzate.
Il cibo è un prodotto sia inteso come risultato della produzione di una ricetta sia come prodotto culturale (o economico in senso generico) e per la maggior parte siamo tutti utilizzatori finali, gli sfruttatori stanno altrove.